Per la rubrica Thursday Talk, questa settimana proponiamo l’intervista a Paolo Anselmo, Presidente di IBAN – Italian Business Angel Network Association.

 

Per gli aspiranti imprenditori, il Business Angel rappresenta una figura quasi mitologica: colui che individua un’idea di business geniale ma ancora embrionale, affianca il giovane imprenditore e lo aiuta a conquistare il mercato. È davvero così?

I Business Angels non sono figure mitologiche ma investitori, generalmente di estrazione industriale ma anche puramente finanziaria. In quanto tali, la loro capacità non è tanto basata sull’intuito riguardo a idee geniali, ma più che altro riguardo alla valutazione di progetti ben strutturati e persone.

 

È ancora attuale l’immagine del Business Angel come investitore solitario, consigliere di talenti prima ancora che uomo di finanza?

I Business Angels odierni tendono sempre di più a lavorare con co-investitori attraverso club deal e/o investimenti sindacati. Il fine è quello di diversificare il rischio, ridurre i costi operativi per singolo investitore e aumentare la qualità media degli investimenti. Per quanto riguarda l’essere “consiglieri di talenti”, i dati della ultima Survey IBAN sul mercato italiano parlano chiaro, molto del valore che i Business Angels sono in grado di catturare è relativo allo slancio che essi stessi riescono a dare alle startup finanziate, sia in termini di competenze sia di risorse di network. In aggiunta, i dati evidenziano anche il forte focus dei Business Angels nell’essere selezionatori di talenti prima che consiglieri.

 

Cosa spinge un Business Angel a scegliere un progetto piuttosto che un altro? È davvero fondamentale la “prima impressione” che un imprenditore o aspirante tale fornisce all’investitore? Qual è il segreto del successo?

La formula del successo è composta da due ingredienti. Il primo riguarda il progetto: i Business Angels cercano progetti ad alto potenziale di crescita e facilmente scalabili, ciò per garantire una remunerazione adeguata al rischio che incorrono nell’investire, perciò non tutti i progetti sono candidabili a ricevere questo tipo di finanziamento. Il secondo ingrediente essenziale è la struttura: la dicotomia imprescindibile è quella tra l’idea ad alto potenziale e un team con le competenze per realizzarla. Dunque, questa condizione necessaria si rispecchia nella qualità della struttura che viene data al progetto presentato e quanto l’idea iniziale sia stata ben formulata e concretizzata nel settore e nel mercato target.

 

In che modo un imprenditore deve presentarsi a un Business Angel? Inviare un business plan, preparare una video-presentazione, esercitarsi con gli ormai mitici elevator pitch?

Come nel caso della sezione “Proponi il tuo progetto” del sito IBAN, il primo passo che compie l’imprenditore è quello di contattare i Business Angels inviando una presentazione preliminare del progetto. Il progetto in questo caso diventa il biglietto da visita dell’imprenditore in quanto ciascun Business Angel ha le proprie preferenze di investimento in settori o contesti specifici. Questo processo proattivo che deve intraprendere l’imprenditore può avvenire anche attraverso la partecipazione a eventi o competizioni basate sui pitch. Con l’interesse del Business Angel alla presentazione preliminare del progetto si passa allo step successivo dove l’imprenditore e il Business Angel intavolano una conversazione diretta al fine di conoscersi e approfondire l’analisi del progetto e il possibile investimento.

 

Qual è il momento per presentarsi ad un Business Angel? Appena si accende la lampadina con una possibile idea geniale? Dopo che si è costruito e validato un prototipo? Quando si è già cominciato a testare il mercato?

La risposta a questa domanda è abbastanza complessa. Ovviamente si parte dal fatto che non vi sia una verità assoluta al riguardo ma la decisione sia relativa al settore di riferimento e alla facilità per esempio di fare market testing. Al fine comunque di poter formulare una risposta vanno prese in considerazione due prospettive: la prima è quella dell’investitore e la seconda è quella dell’imprenditore. Per l’investitore, tante più informazioni e dati positivi reali (non prospettici) vi sono, tanto minore sarà il rischio legato all’investimento e quindi più vantaggioso ed allettante sarà l’investimento stesso. L’imprenditore al contempo ha delle necessità finanziarie e di liquidità relative al progetto per le quali è spinto a rivolgersi all’investitore quanto prima. La risposta alla domanda è perciò legata al pay-off per l’imprenditore relativo ai vari scenari. Ciò che l’imprenditore deve evitare a tutti i costi in questa iterazione di scelte strategiche è l’essere impreparato alla situazione e il prendere una decisione per le ragioni sbagliate o per inconsapevolezza. Non è perciò opportuno che un imprenditore per esempio si presenti ad un investitore senza un prototipo o aver svolto un market testing in un settore dove è possibile o addirittura facile farlo, solo per mancanza di competenze o eccessiva superficialità e fretta.

 

Dal lato opposto, qual è la soglia dimensionale oltre la quale un Business Angel non va? Quand’è che un’impresa è “troppo grande” per essere appetibile?

Se ci riferiamo a investimenti effettuati da singoli Business Angels e/o da loro aggregazioni, da anni è presente un equity gap tra i 500.000 euro ed il milione di euro. Effettuando una analisi macro su un decennio di Survey IBAN annuali, nella pratica quotidiana, non esiste un’impresa troppo grande, in questo caso il processo di investimento è più complesso in quanto richiede la costruzione di una cordata che coinvolga venture capital e family office.

 

Spesso si utilizzano termini diversi come sinonimi: Business Angel, investitore informale, investitore professionale privato, Angel Investor. Indicano davvero tutti la stessa cosa?

Si tratta di tanti termini che indicano tutti lo stesso soggetto, ovvero un investitore non regolamentato. La proliferazione di termini è soprattutto correlata all’assenza di una definizione univoca sia a livello nazionale sia a livello europeo.

 

L’equity crowdfunding può essere visto come uno strumento per la ricerca di imprese o è una realtà concorrente?

Le piattaforme di investimento rappresentano l’innovazione fintech disruptive per quanto riguarda il settore dei Business Angels. In quanto tale aggiunge un nuovo segmento di mercato. Quest’ultimo presenta nuove opportunità di finanziamento per gli imprenditori e di investimento per i Business Angels. Perciò sono realtà davvero complementari, dove la tecnologia permette una estensione (“augment”) delle capacità umane. Ovviamente, come in ogni alto contesto, ogni piattaforma ha le proprie caratteristiche, una selezione all’entrata dei progetti diversa e anche una diversa base di investitori. A fronte di ciò è perciò importante valutare e selezionare ogni piattaforma individualmente.

 

 

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Intervista del 12 marzo 2020