CSRD, cosa sapere sulla Direttiva UE dedicata al bilancio di sostenibilità

Il 10 giugno 2024, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla bozza del Decreto Legislativo per l’adozione della Direttiva 2022/2464/UE, nota come CSRD. Questa misura è stata creata con l’obiettivo di incentivare e supportare la trasparenza e la divulgazione delle informazioni ESG da parte delle imprese, riguardanti i loro impatti in nelle tre aree: ambientale, sociale e di governance. Ecco perché è importante conoscerla.

La Direttiva

Nell’ambito del Green Deal europeo, la Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD) riveste un’importanza particolare, in quanto promuove l’integrazione della sostenibilità all’interno dei modelli di business. Inoltre, amplia notevolmente il perimetro delle aziende coinvolte nella redazione dell’informativa di sostenibilità configurata appunto dalla CSRD rispetto all’attuale NFRD (Non-Financial Reporting Directive): l’UE stima che le società che attualmente redigono la Dichiarazione non finanziaria (DNF) passeranno da 11.700 a circa 49.000, di cui 4.000 soltanto in Italia.

Inoltre, a partire dal 2026, dovranno redigere la nuova informativa di sostenibilità anche le piccole e medie imprese quotate (escluse le microimprese), gli istituti di credito di piccole dimensioni non complessi, e le imprese di assicurazione e riassicurazione dipendenti da un Gruppo (“captive”) che, alla data di chiusura del bilancio, anche su base consolidata, abbiano superato almeno due dei seguenti criteri dimensionali:

  • 10-250 dipendenti in media;
  • 350.000-20.000.000 di euro di stato patrimoniale;
  • 700.000-40.000.000 di euro di ricavi netti.

Le novità introdotte dalla Direttiva CSRD

Tra le novità troviamo l’obbligo di inserire l‘informativa sulla sostenibilità nella relazione sulla gestione, redatta dagli amministratori ai sensi dell’articolo 2428 del codice civile. Questa rendicontazione dovrà essere inclusa in una sezione appositamente contrassegnata all’interno della relazione stessa. Inoltre, viene introdotto il principio della doppia materialità, secondo cui le imprese devono specificare i principali impatti delle loro attività e della loro catena del valore sulla società e sull’ambiente (prospettiva inside-out), oltre ai rischi e alle opportunità legati ai fattori di sostenibilità che influenzano lo sviluppo e la performance aziendali (prospettiva outside-in). Infine, le imprese dovranno integrare gli aspetti ESG lungo tutta la catena del valore, includendo nel bilancio le informazioni sugli impatti materiali, sui rischi e sulle opportunità sia a monte (upstream) che a valle (downstream), risultanti dalle attività di due diligence e dall’analisi di materialità.

La Rendicontazione di sostenibilità

La Rendicontazione di sostenibilità, come anticipato, prende il posto della Dichiarazione non finanziaria e diventa una componente essenziale del bilancio di esercizio, inclusa nella Relazione sulla Gestione. La Rendicontazione di sostenibilità e la relazione di attestazione di conformità, prevista dall’art. 14-bis del D. Lgs. 39/2010, devono essere pubblicate secondo le modalità e i termini stabiliti dagli articoli 2429 e 2435 del Codice Civile e sul sito internet della società. Viene inoltre evidenziata l’applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 2630 del Codice Civile per mancata esecuzione di denunce, comunicazioni e depositi.

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Articolo redatto da

Valentina Menassi