Dallo scorso 10 febbraio sono aperte le iscrizioni all’Elenco gestito dall’Organismo dei confidi minori. Facciamo il punto sullo “stato dell’arte” e sulle prossime scadenze per i confidi?
È stato un momento molto importante, giunto quasi 10 anni dopo il varo della riforma del Tub che aveva previsto la sua istituzione. Ma non guardiamo indietro, guardiamo invece alle prospettive che si aprono. Il Consiglio di Gestione sta lavorando all’allestimento della struttura operativa, improntandola a criteri di snellezza, efficienza ed economicità, consapevole che i costi ricadono sui Confidi in una fase certo non facile per loro. Ora i Confidi hanno tempo fino al 10 novembre, cioè nei nove mesi dall’apertura dell’elenco come fissato dalla legge, per presentare la domanda e l’Organismo dovrà rispondere entro i successivi 90 giorni. Dal 10 febbraio 2021 verrà meno l’elenco dell’art. 155 del Tub e quindi chi non avrà fatto il passaggio all’Elenco non potrà più operare.
I requisiti richiesti per l’iscrizione fanno riferimento alla normativa di settore o avete previsto dei parametri più stringenti?
Ci siamo attenuti il più possibile al dettato normativo, sia perché non era nei nostri poteri introdurre ulteriori requisiti, sia perché riteniamo che siano sufficienti ad assicurare una corretta selezione fra Confidi meritevoli di proseguire e soggetti non adeguati. E poi seguirà l’attività di vigilanza da parte dell’Organismo che, seppure in forma light, svolgerà una funzione di monitoraggio continua.
Com’è strutturato l’Organismo e qual è il ruolo delle Federazioni e delle Associazioni di rappresentanza?
L’Organismo si avvarrà innanzitutto della collaborazione diretta dei membri del Consiglio, con il supporto del Comitato degli Enti Sostenitori. Non intendiamo allestire una struttura organizzativa pesante, che risulterebbe inutilmente costosa, ma privilegeremo forme di collaborazione esterna e il ricorso a procedure automatizzate, così da rendere più facile, veloce ed economica anche l’interazione con i Confidi. Le Federazioni e le Associazioni di rappresentanza sono per noi interlocutori fondamentali, sia per comprendere le problematiche operative dei Confidi sia come canale di comunicazione con gli stessi. Inoltre, come previsto dallo Statuto in conformità con la legge istitutiva, individueremo forme di collaborazione con le Federazioni sia per avvicinare ulteriormente il rapporto con i Confidi sia per ragioni di economicità.
Dunque, l’Organismo si pone in una posizione di “terzietà” rispetto al sistema dei confidi?
Questa è la posizione che discende dalla legge: è l’unico modo per assicurare l’indipendenza di un soggetto che, fondamentalmente, ha un ruolo di controllo.
Al Comitato degli Enti Sostenitori possono aderire anche soggetti non provenienti dal sistema associativo?
Intanto vorrei ribadire che il Comitato degli Enti Sostenitori è un organo fondamentale dell’Organismo, che vorremmo potesse raccogliere gli stakeholders di tutto il mondo della garanzia del credito. Con loro intraprenderemo un percorso di dialogo e di confronto che ci guiderà lungo lo svolgimento del nostro cammino, individuando problemi e indicando soluzioni, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli così come codificati nello Statuto. Quindi speriamo in un progressivo ampliamento del novero degli Enti, anche non rappresentativi dei Confidi ma degli altri mondi interessati.
Si fa distinzione tra confidi “minori”, sottoposti al controllo dell’Organismo, e confidi “vigilati” da Banca d’Italia. Al di là delle differenze in termini di dimensioni e di attività consentite, cambiano anche le “regole d’ingaggio” in termini di vigilanza e di compliance?
Assolutamente sì. Se l’impianto normativo ha previsto due classi di operatori è perché si ritiene che svolgano attività diverse ovvero che la differenza nella scala operativa giustifichi anche diverse “regole di ingaggio”. Non è nostra intenzione replicare, magari in versione ridotta, l’impianto regolamentare previsto per gli intermediari finanziari. Né lo potremmo fare.
Il sistema delle garanzie mutualistiche sta attraversando una fase delicata, stretto tra l’emergenza-Covid19, che ha accresciuto le difficoltà finanziarie delle imprese minori, tradizionale bacino di riferimento dei confidi, e la strutturale riduzione del credito bancario a disposizione di queste aziende. Quali sono, a suo parere, le prospettive di medio-lungo periodo per i confidi?
Da tempo ci si interroga sul ruolo che nel medio periodo potranno svolgere i Confidi minori e sulle condizioni necessarie perché questo avvenga. La situazione attuale ha soltanto acuito l’esigenza di individuare delle risposte al riguardo. I Confidi minori dovranno recuperare spazi di maggiore operatività, arricchire il loro contenuto di servizio, dimostrarsi maggiormente utili per le imprese e per le banche finanziatrici. Questo richiederebbe una revisione normativa che parimenti ampli la loro sfera di operatività. La nascita dell’Elenco, l’entrata in vigore delle attività di controllo dell’Organismo sono premesse importanti in questo senso, perché accresceranno la reputazione e la credibilità dei Confidi.
Se si aprisse una fase di confronto sull’opportunità di ampliare l’ambito di attività dei confidi, ritiene che l’Organismo potrebbe o dovrebbe giocare un qualche ruolo, ad esempio presentando proposte o assumendo una funzione di sintesi o di mediazione?
Se guardiamo alla sua posizione nel quadro istituzionale, l’Organismo non ha un ruolo in questo senso, ma io credo che potrà giocare la sua autorevolezza a favore di ogni proposta o possibile innovazione che vada nella direzione di rafforzare il sistema dei Confidi. Certamente questo non sarebbe inappropriato rispetto alla sua natura di organo di controllo.
Per concludere, le chiediamo la sua opinione, in qualità di accademico e di esperto di finanza, sulla situazione che sta attraversando il nostro sistema economico: quali sono, secondo lei, le prospettive per il dopo-Covid?
Francamente è ancora difficile individuare le prospettive perché non è chiaro il punto di caduta. Non mi schiero né con i pessimisti né con gli ottimisti a oltranza. Recupereremo l’arretramento di questo periodo ma in un tempo non breve, e soprattutto la ripresa aggregata nasconderà tante differenze. Vedo più in difficoltà i piccoli e piccolissimi, chi lavora per conto terzi, che è arrivato a questo punto con altre vulnerabilità, economiche o finanziarie. La liquidità, e quindi anche il credito, saranno la vera cartina di tornasole, perché le crisi di tesoreria non saranno facilmente recuperabili e spesso celano debolezze più strutturali.
In questo contesto, quale ruolo potrebbe o dovrebbe giocare il sistema delle Camere di commercio?
Mi piace pensare che avranno un ruolo di avanguardia e di rilancio, non di conservazione dell’esistente, a volte non conservabile. Quindi spero non si adageranno sulla linea assistenzialista del Governo ma promuoveranno l’ammodernamento delle imprese, l’innovazione, l’aggregazione, la rimozione dei problemi e non le soluzioni tampone.
Intervista del 21 maggio 2020