L’emergenza-virus ha notevolmente modificato le abitudini quotidiane di ognuno di noi, costringendoci a fare i conti con una realtà che, solo fino a pochi mesi fa, poteva sembrare lo scenario di un film fanta-politico ed evidenziando la vulnerabilità del sistema economico a variabili esterne capaci di paralizzarne drammaticamente il funzionamento.
Questa emergenza rappresenta un test importante anche per un mercato ancora in embrione ma che potrebbe diventare presto cruciale a livello sociale ed economico per tutti noi: il FinTech.
Un ruolo nuovo per il FinTech?
Alzi la mano chi, in questi giorni, non ha utilizzato carte di credito o bancomat per fare la spesa on line o semplicemente per pagare presso negozi e supermercati, per controllare il conto in banca, per saldare bollettini postali o polizze assicurative, per fare donazioni a favore di ospedali o di associazioni di volontariato.
Un tempo si diceva che “il trucco c’è ma non si vede”: potremmo usare la stessa espressione per il FinTech: lo usiamo ma non lo sappiamo.
Ovviamente il FinTech non è solo pagamenti o home banking: in questa categoria rientrano, ad esempio, tutti quei gestori di portali di crowdfunding o di factoring online, rientrano le applicazioni per la gestione d’impresa, possono rientrare anche la blockchain e la gestione dei big data. Si tratta, in sostanza, di un mondo variegato, dove operano imprenditori con specializzazioni e interessi estremamente differenti e che hanno come unico punto in comune il fatto di applicare la tecnologia digitale alla finanza, individuale o aziendale che sia.
Quello che oggi viene visto come un mercato a sé, in effetti, tra pochi anni rappresenterà semplicemente uno degli strumenti – probabilmente irrinunciabili – a supporto di privati e di aziende, un po’ come successe con Internet. Ricordate? Negli anni ’90 la “rete” – e tutto ciò che vi ruotava intorno – era vista ancora come uno strumento e un mercato di nicchia, per (pochi) addetti ai lavori: oggi nessuno può permettersi di fare a meno di un computer, di un tablet o di uno smartphone che permetta di collegarsi a Internet.
La sfida dell’emergenza
Ma come ha reagito questo mercato, ancora embrionale, alla crisi? La risposta a questa domanda non può che essere duplice.
Da un lato, il FinTech ha sofferto. La riduzione delle transazioni, il forte rallentamento della logistica, con imprese che non riescono ad importare o ad esportare le merci, la sospensione della produzione industriale hanno avuto ripercussioni immediate per buona parte dei fornitori di servizi finanziari digitali, che hanno visto ridursi i flussi di commissioni abituali.
Allo stesso tempo – e questo vale per le start up del Fintech – sono rallentati i flussi di capitali provenienti dagli investitori professionali che, in questa fase, sono inevitabilmente in attesa di vedere gli sviluppi del mercato e intercettare, eventualmente, le nuove dinamiche che dovessero innescarsi come reazione a questa fase di emergenza.
Questa situazione, unita anche all’annullamento di gran parte delle fiere e degli eventi internazionali di settore, dove le imprese FinTech possono farsi conoscere, vendere servizi e sviluppare nuove collaborazioni, potrebbe rappresentare un rischio non da poco per molte delle giovani realtà del mercato.
Dall’altro lato, però, la crisi può rappresentare la molla per la definitiva consacrazione del Fintech. Non si vuole qui riprendere il vecchio luogo comune della crisi come opportunità di crescita ma sottolineare come proprio questa crisi stia facendo scoprire a molti – consumatori e imprenditori – l’utilità del Fintech.
La risposta del FinTech
Si è detto che si sono ridotti gli acquisti nei supermercati, si sono ridotti i servizi di sportello delle banche, si sono chiusi uffici, fabbriche e agenzie. Senza dubbio, la flessione nelle transazioni c’è stata ma, almeno in parte, è stata bilanciata dalla crescita delle transazioni on line: l’e-commerce, in questi giorni, sta diventando uno strumento di acquisto sempre più diffuso per chi vuole evitare file nei negozi o preferisce farsi recapitare la spesa a casa; anche chi da sempre era refrattario all’home banking ha dovuto svolgere le proprie operazioni bancarie dal proprio computer o dal proprio smartphone; è aumentato il numero di chi utilizza i pagamenti contactless tramite cellulare per evitare il contatto con i contanti; lo smart working in azienda ha obbligato le aree amministrative di molte realtà produttive ad adottare soluzioni digitali per la gestione di acquisti e vendite.
Si tratta di un passaggio cruciale che ha evidenziato come, già ora, sia possibile utilizzare strumenti finanziari “smart” convertendo, per così dire, anche molti di coloro che – consumatori o imprenditori – erano da sempre diffidenti e restii a utilizzare i nuovi dispositivi. Non solo: proprio lo “sdoganamento” di questi strumenti presso una platea più ampia di utenti, in molti casi meno attenti e meno avvezzi alle nuove tecnologie, potrebbe indurre una crescita della domanda di servizi FinTech anche in ambiti di mercato finora poco scandagliati dagli operatori della finanza digitale e che potrebbero aprire, ora, importanti finestre di opportunità.
Non va, d’altra parte, dimenticato il ruolo importante che molti operatori Fintech stanno giocando nel contrasto dell’emergenza: un numero crescente di gestori di servizi di pagamento digitale e di portali di crowdfunding stanno mettendo le proprie infrastrutture a disposizione per la raccolta di fondi a sostegno degli ospedali, della protezione civile, delle associazioni di volontariato impegnati in prima linea contro l’emergenza-virus. Da un certo punto di vista si può dire che il crowdfunding, in particolare, torni alle origini, riproponendosi come strumento principe per la raccolta di fondi e per il finanziamento di progetti di impatto sociale. Lo fa, però, con una consapevolezza nuova, mettendo in campo quella nuova potenza di fuoco – le famose “cerchie”, le business community online, le reti con investitori anche professionali, gli accordi con i fondi di investimento istituzionali – che solo il più recente sviluppo del mercato ha permesso di costruire e di plasmare.
Allo stesso tempo, però, vanno segnalati gli interventi adottati dagli operatori del lending (prestiti online) e dell’invoice trading (acquisto di fatture) che stanno proponendo soluzioni di finanziamento ad hoc a favore delle imprese che devono far fronte a tensioni finanziarie, anche di breve periodo, legate all’emergenza virus. Anche in questo caso si può notare un salto di qualità notevole da parte del FinTech: si passa da una fase in cui l’attenzione – e la comunicazione – erano poste sulla “virtualità”, sull’innovazione, sulla “digitalizzazione” del servizio finanziario a una fase in cui l’operatore Fintech si fa partecipe, pienamente, del sistema economico, proponendo soluzioni anche “tradizionali”, “classiche” che anche l’imprenditore meno smart conosce e comprende. Quello che un tempo era terreno tipico per le banche ora diventa campo d’azione anche per il Fintech!
Accompagnare l’alfabetizzazione digitale del Paese
È doveroso ricordare anche l’iniziativa del Ministero dell’Innovazione a favore della solidarietà digitale, finalizzata a individuare tutte quelle imprese che vogliano proporre servizi digitali gratuiti a favore della cittadinanza per affrontare questa fase di emergenza. Dai dati forniti, la risposta da parte delle imprese è stata importante, a dimostrazione del ruolo che le nostre aziende “di frontiera digitale” stanno giocando in questo frangente.
Se la risposta alla crisi da parte del mondo Fintech è stata forte, come hanno reagito i potenziali utenti? Si è detto che un numero crescente di privati e di imprenditori ha cominciato, talvolta obtorto collo, a utilizzare gli strumenti di finanza digitali. È altrettanto evidente, però, che il bacino di potenziali utenti è nettamente superiore a quello attuale: ancora una volta entra in gioco lo sforzo di “alfabetizzazione digitale” che il sistema camerale sta portando avanti da anni e che ora come non mai diventa fondamentale come supporto e integrazione degli sforzi concreti che le Camere di commercio stanno facendo, anche sotto il profilo finanziario, per sostenere le imprese.
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Articolo del 26 marzo 2020