Non è sempre facile dare una chiara definizione dei minibond e individuare i requisiti richiesti alle imprese per poter procedere ad una emissione di titoli obbligazionari.
In questo articolo proponiamo un approfondimento su alcuni dei temi principali relativi a questo strumento di finanziamento.
La recente revisione del Regolamento Consob sul crowdfunding potrebbe aver dato il “la” a una profonda trasformazione dei mercati finanziari “innovativi”, ponendo le basi per una graduale “contaminazione” tra operatori del crowdfunding e operatori del mercato obbligazionario e dei minibond in particolare.
È di questi giorni, ad esempio, la notizia dell’accordo di collaborazione concluso tra Opstart, uno dei principali operatori di equity crowdfunding, e F&P Merchant, società di advisor specializzata in minibond a breve termine che controlla Fundera, il primo portale di crowdfunding autorizzato a collocare minibond. Altri accordi simili si succederanno probabilmente nei prossimi mesi.
Ma qual è la definizione di minibond e cosa sono esattamente?
I minibond hanno fatto la loro comparsa nel nostro ordinamento con la riforma introdotta dal Decreto Sviluppo nel 2012, che aveva iniziato un’opera di revisione della precedente normativa sull’emissione di obbligazioni risalente al 1942.
Con il Decreto Sviluppo e con i successivi Decreti Sviluppo 2 e Crescita, il legislatore ha voluto incoraggiare il ricorso a questo strumento da parte delle PMI italiane, eliminando una serie di vincoli e di paletti che la precedente legislazione aveva posto e che, di fatto, avevano soffocato sul nascere questo segmento di mercato in Italia.
Come funzionano i minibond?
I minibond non sono altro che titoli di debito (obbligazioni per semplificare) che possono essere emessi da società di capitali (anche) non quotate purché non si tratti di microimprese o di banche. Questi titoli non hanno alcuna scadenza, per cui possono essere utilizzati sia per finanziare il capitale circolante (breve termine) sia per supportare piani di investimento o di internazionalizzazione (medio-lungo termine).
Le caratteristiche appena individuate li differenziano dalle cambiali finanziarie che sono titoli di credito esecutivi (sulla falsariga degli assegni e delle cambiali tradizionali), quindi impugnabili dal creditore che può richiederne l’esecuzione forzata e l’immediata soddisfazione al debitore, validi solo nel breve termine, quindi con scadenze non superiori ai 36 mesi.
Come avviene la collocazione dei minibond?
I minibond possono essere collocati solo presso investitori qualificati, in possesso cioè di specifiche competenze e di comprovata esperienza quali operatori sui mercati finanziari. Con la recente revisione del Regolamento sul crowdfunding, la Consob, oltre a prevedere la possibilità di collocare i titoli attraverso le piattaforme Internet dedicate, ha allargato la platea dei possibili investitori. Nel caso di minibond emessi da società di capitali, possono intervenire come investitori anche tre categorie di soggetti che, o per il patrimonio disponibile o per gli impegni di investimento assunti o perché rappresentati da gestori terzi, possono essere considerati investitori “consapevoli”. Soprattutto la terza categoria menzionata, quella degli investitori rappresentati da gestori terzi, ha di fatto aperto il mercato anche al retail, prima escluso dalla normativa e che ancora non può essere coinvolto in emissioni che interessino titoli proposti da SRL.
I minibond possono essere quotati sui mercati di borsa. Borsa Italiana, in particolare, ha creato un segmento ad hoc del mercato obbligazionario destinato ai minibond (ExtraMOT Pro) che, da pochi mesi, è stato affiancato da un ulteriore segmento (ExtraMOT Pro3) destinato a emissioni che non superano i 50 milioni di euro.
Per l’emissione di minibond l’impresa si avvale generalmente di un advisor, che svolge un ruolo di angelo custode lungo tutto il processo che conduce dalla due diligence all’emissione, e di un arranger, che si occupa del collocamento e dei rapporti con gli investitori. Può capitare che queste due funzioni vengano di fatto assorbite da uno stesso soggetto, quando è un intermediario finanziario vigilato a intervenire nell’operazione.
I requisiti per l’emissione di minibond possono variare a seconda del target di investitori coinvolti ma generalmente sono finalizzati a verificare la solidità finanziaria dell’emittente e la sua capacità di onorare il debito a scadenza. Il rating non è un elemento imprescindibile, anche in considerazione del fatto che l’advisor e gli stessi investitori utilizzano generalmente propri software di valutazione capaci di restituire il merito creditizio (e la classe di rischio) degli emittenti.
Allo stesso modo non è fondamentale l’erogazione di una garanzia a favore degli investitori da parte di garanti terzi, anche se questo strumento può assumere un peso specifico importante nel caso di emissioni di grande importo o in quello di portafogli di titoli emessi da più imprese.
Quanti minibond sono stati emessi in Italia?
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Articolo del 3 marzo 2020